Fermandoci ad osservare il nostro rapporto con lo shopping possiamo osservare come spesso può anche non avere nulla a che fare con l’esigenza di acquistare qualcosa di cui abbiamo bisogno. Lo shopping compulsivo, effettuato anche online, coinvolge donne (per la maggior parte dei casi) e uomini che utilizzano l’acquisto smoderato come forma di compensazione di un disagio psicologico ed emotivo più profondo.
Lo shopping compulsivo, infatti, rappresenta per l’individuo un’ottima strategia per premiarsi o per consolarsi o, ancora, una forma di anestesia per combattere la presenza di uno stato d’ansia.
Oggi, sono sempre più le persone che chiedono aiuto ad uno psicologo o ad uno psicoterapeuta nel momento in cui l’amore per lo shopping si trasforma in sofferenza e disagio, non solo economico. Per la maggior parte dei casi si tratta di persone vulnerabili, con bassa autostima, scarsa resistenza alla frustrazione e tendenza alla depressione.
In molti casi il problema emerge intorno ai 16 -17 anni. Questa è un’età in cui l’adolescente, proiettato verso la dimensione adulta, vive forti situazioni di confronto con i coetanei e si trova spesso a trascorre molto tempo a guardare vetrine, esplorare negozi e provare abiti senza acquistare nulla. E’ nel corso degli anni che questa forma di compensazione può trasformarsi in un vero e proprio disturbo: a questo punto lo shopping diventa un’attività ricorrente, svolta in genere in solitudine e con un senso di vergogna, un po’ come le abbuffate compulsive presenti nei Disturbi Alimentari (Anoressia, Bulimia).
Secondo la letteratura psicologica, infatti, la maggioranza dei soggetti che soffrono di shopping compulsivo presenta anche altre forme di patologia psicologica. Ad esempio, nella maggior parte dei casi la presenza dello shopping compulsivo si lega ad un rapporto difficile con il cibo attuale o vissuto nel passato. In altri casi allo shopping compulsivo si associano disturbi dell’umore, abuso di sostanze,disturbi d’ansia e incapacità di controllare gli impulsi.
La caratteristica fondamentale della presenza di tali compulsioni allo shopping è l’urgente bisogno di soddisfare una necessità immediata che serve a riempire un vuoto, diverso da un desiderio cui si aspira ma senza perdere il controllo. Pertanto, il rapporto distorto con lo shopping è considerato come un segnale di un disagio esistenziale più profondo.
La nostra identità si fonda sulle relazioni che noi stringiamo con gli altri, ma, in tutti quei casi in cui proviamo ansia o ci sentiamo giù di umore, depressi lo shopping compulsivo ci intrappola in una felicità illusoria dove i rapporti interpersonali sono sostituiti dalle relazioni con gli oggetti, che sono più facilmente controllabili, e in più non ci rifiutano e non ci deludono.
A partire da studi scientifici che dimostrano che dove ci sono relazioni umane soddisfacenti c’è meno consumo, la Psicoterapia rappresenta un valido strumento per rompere il legame con tale dipendenza. L’obiettivo non è quello di eliminare il comportamento ma di rimetterlo sotto controllo portando l’individuo a nutrirsi di relazioni sociali stabili.
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