Principali disturbi trattati presso il Cupsi
Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: affliggono il comportamento alimentare del bambino, provocando per esempio l’ingestione di sostanze non commestibili (pica), il ripetuto rigurgito e rimasticamento del cibo (disturbo di ruminazione), o la persistente incapacità di mangiare adeguatamente, che si riflette in una significativa perdita di peso o nell’incapacità di aumentare di peso (disturbo della nutrizione dell’infanzia e della prima fanciullezza).
Disturbi da tic: sono contraddistinti da un movimento o da una vocalizzazione improvvisi, rapidi, ricorrenti, aritmici e stereotipati.
Disturbi della evacuazione: causano la ripetuta evacuazione delle feci in luoghi inappropriati dopo i 4 anni di età (encopresi) o l’emissione di urine nel letto o nei vestiti dopo i 5 anni di età (enuresi).
Disturbo d’ansia di separazione: la caratteristica principale del disturbo è l’ansia sproporzionata manifestata dal bambino nel momento in cui deve separarsi da qualcuno della famiglia a cui è profondamente legato, come la figura materna. Tale stato di ansia è inadeguato al livello di sviluppo e appare per la prima volta nei primi sei anni di vita. I bambini mostrano di solito un comportamento normale finché sono in presenza del genitore o della figura primaria di attaccamento, ma manifestano una forte ed incontrollata ansia nel momento in cui vengono separati da essa. Inoltre tendono ad esprimere paure irrealistiche e persistenti riguardo al verificarsi di eventi catastrofici che li possano separare per sempre dai genitori; temono ad esempio di essere uccisi o rapiti o di incorrere in qualche grave incidente o malattia se lontani dai genitori, oppure che ai genitori succeda qualcosa di brutto quando sono lontani. Di solito evitano di rimanere soli anche per pochi minuti. Possono manifestare un’intensa riluttanza ad andare a scuola, in quanto ciò comporta un distacco dalla madre o, più in generale, dalla figura primaria di attaccamento.
Mutismo selettivo: persistente incapacità di parlare in specifiche situazioni sociali (per esempio, a scuola) nonostante che in altri contesti sia possibile parlare (per esempio con i genitori).
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