Dolori e disturbi fisici causati dalla mente
Mi sento agitata, non riesco a dormire bene la notte, ho un peso continuo alla testa, mi viene un nodo alla gola e non riesco a respirare, soffro di tachicardia ma il cardiologo dice che al cuore non ho nulla!
Mi fa male la pancia da tanto, ho forti dolori allo stomaco e non riesco a ingerire nulla, ho dei dolori al petto ma tutti i controlli medici sono negativi.
Ho dei problemi fisici che non riesco a risolvere, potrebbe essere ansia?
L’ansia come sintomo o come vero e proprio disturbo rappresenta il principale motivo di sofferenza psicologica nella popolazione in generale e, soprattutto, nella casistica di chi si rivolge ad uno psicoterapeuta.
Tra le persone che chiedono una consulenza psicologica ci sono pazienti che portano all’osservazione dello psicoterapeuta una situazione già inquadrabile come Disturbo d’Ansia conclamato o comunque come Disturbo Psicologico di altro tipo, con i quali si concorda un intervento psicoterapeutico specifico per il superamento della problematica psicologica diagnosticata.
Altre persone, invece, accusano sintomi dolorosi di notevole intensità collocabili in varie parti del corpo non associati ad alcuna patologia fisica rilevabile con indagini o esami medici, e questi sintomi rappresentano il motivo principale per cui chiedono aiuto a varie figure professionali; questi ultimi pazienti non sono consapevoli della propria condizione di disagio psichico, per vari motivi hanno difficoltà a mentalizzare la propria sofferenza psicologica, a connetterla con pensieri, timori, situazioni emotive personali o relazionali. Infatti, non riescono a percepirsi come depressi o ansiosi e non presentano sintomi di disturbo affettivo; in sostanza il proprio disagio non si esplica a livello mentale, ma prenda la via del corpo, il quale “va in ansia” e produce disagi e sofferenze senza alcuna patologia fisica che ne giustifichi l’esistenza o l’intensità. In queste persone il corpo si fa portavoce delle ansie, delle delusioni e dei problemi per cui il paziente avverte uno o più sintomi somatici come stanchezza, malessere generale, mal di testa, disturbi gastrointestinali, disturbi dell’alimentazione, disturbi del flusso mestruale e altri sintomi fisici. I disturbi somatici sono sintomi-messaggio che esprimono qualcosa che va al di là del loro significato organico: racchiudono spesso un’urgente richiesta di aiuto, un disagio psicologico, una condizione di ansia o di disadattamento, una depressione mascherata. I modelli lineari, ovvero tutti gli approcci che si focalizzano sul paziente singolo (approccio medico, psicodinamico, comportamentista, cognitivista) spiegano il disturbo psicosomatico come un meccanismo di difesa da emozioni dolorose e intollerabili che si attua con un’espressione diretta del disagio psicologico attraverso il corpo. L’ansia, la sofferenza, le emozioni troppo dolorose per poter essere vissute e sentite, trovano una via di scarico immediata nel soma (il disturbo fisico); nelle persone che somatizzano non sono presenti espressioni simboliche capaci di mentalizzare il disagio psicologico e le emozioni, pur essendo presenti, non vengono percepite. La persona non può, o non riesce, a esplicitare e a dare parola alle istanze conflittuali, a verbalizzare le tensioni emozionali.
Normalmente le persone che tendono a “somatizzare” la propria sofferenza psicologica si rivolgono ad uno psicoterapeuta su consiglio di altre persone a loro care o perché qualche specialista da loro consultato, non avendo riscontrato alcuna problematica di tipo fisico, consiglia un intervento di tipo psicologico.
I disturbi psicosomatici sono suddivisibili in due gruppi: i disturbi psicosomatici primari e secondari.
Nei disturbi psicosomatici primari è presente una disfunzione biologica, ad esempio nei disturbi metabolici come il diabete e nelle diatesi allergiche come nell’asma. L’elemento psicosomatico sta nell’esacerbazione emozionale del sintomo già esistente. Ad esempio, un bambino che soffre di asma può avere dei gravi e ricorrenti attacchi d’asma in risposta a stimoli emotivi più che fisiologici, in questo caso può essere chiamata “asma psicosomatica”. Questo non implica in nessun modo un’eziologia psicologica per il disturbo originale.
Nei disturbi psicosomatici secondari, invece, non può essere dimostrata nessuna disfunzione biologica all’origine dei sintomi. L’elemento psicosomatico è evidente nella trasformazione dei conflitti emotivi in sintomi somatici. Questi sintomi si possono fissare in una malattia grave e debilitante come l’anoressia o in sintomi meno gravi, ma comunque fastidiosi, come la colite spastica, la gastrite cronica ecc..
I disturbi psicosomatici maggiormente riscontrati nella popolazione in generale sono:
- disturbi a carico del sistema respiratorio: asma bronchiale (frequente soprattutto nei bambini); sindrome iperventilatoria, singhiozzo persistente, mancanza d’aria e respiro corto, senso di soffocamento e fame d’aria, sensazione di un peso sul torace;
- disturbi del comportamento alimentare: anoressia, bulimia, binge eating;
- disturbi a carico del sistema gastrointestinale: colon irritabile, gastrite cronica, iperacidità gastrica, stipsi, nausea, vomito, diarrea, dolori viscerali diffusi, gastrite e reflusso gastroesofageo, inappetenza, digestione difficile e lenta;
- disturbi a carico del sistema cardiovascolare: aritmie, ipertensione arteriosa essenziale, crisi tachicardiche, la cefalea emicranica, peso al petto, senso di svenimento;
- disturbi a carico del sistema cutaneo: psoriasi, sudorazione profusa, eritema pudico (rossore da emozione), dermatite atopica, orticaria, secchezza della cute e delle mucose, prurito neurodetermatosi, orticaria;
- disturbi a carico del sistema muscoloscheletrico: cefalea tensiva, cefalea nucale, cefalea o sensazione di “cerchio alla testa o testa confusa”, torcicollo, lombalgie, cervicalgie, formicolii, rigidità e dolori muscolari, parestesie, debolezza, tremori, sbandamenti e vertigini;
- disturbi neurologici: difficoltà di concentrazione, mancanza di concentrazione, problemi di memoria, insonnia, risveglio precoce, incubi, pianto immotivato, calo del desiderio sessuale, disturbi della sfera sessuale, impotenza;
- disturbi genito-urinari: frequente impulso a urinare o urgenza di urinare (vescica nervosa), dolori pelvici diffusi o a localizzazione genitale.
I Disturbi d’Ansia si accompagnano spesso anche a sintomi depressivi, soprattutto se l’ansia non viene curata ed agisce come ulteriore elemento di stress.
Trattamento
Per il trattamento dei disturbi psicosomatici è necessario prima di tutto escludere qualsiasi causa di natura organica e successivamente è necessaria una valutazione psicodiagnostica al fine di escludere qualsiasi altra problematica psicopatologica e programmare un intervento efficace. L’intervento utile al disturbo psicosomatico è la psicoterapia a breve termine.
Nel caso in cui il disturbo psicosomatico sia secondario ad un disturbo depressivo o ad un disturbo d’ansia sarà utile orientare l’intervento nel trattamento di questi sintomi. La terapia che si è dimostrata più efficace per questo tipo di disturbi è la psicoterapia cognitivo-comportamentale che agisce prima di tutto sull’eliminazione del sintomo. E’ solitamente di breve durata, a seconda del caso e della gravità e orientata al presente. Spesso la conseguenza della terapia è la riduzione o completa remissione dei sintomi fisici.
Per quanto riguarda la sola presenza di un disturbo psicosomatico un intervento psicoterapico è orientato a capire il significato che assume il sintomo in un’ottica globale.
Presso il Cupsi il Dott. Pietro Trisciuzzi, psicologo e psicoterapeuta, si occupa di Sintomi fisici di natura psicologica o se vogliamo di tipo psicosomatico. Il Dott. Pietro Trisciuzzi, grazie anche alla collaborazione con altri professionisti, dopo aver verificato l’assenza di patologie fisiche relazionate allo stato di dolore e disagio lamentato dal paziente (per esempio, assenza di infezioni, menomazioni, traumi fisici, ecc.), concorda con il paziente un percorso psicoterapeutico per l’acquisizione di una maggiore consapevolezza delle cause psicologiche che hanno determinato la problematica psicosomatica riscontrata, promuovendo nel paziente l’acquisizione di una maggiore capacità di “mentalizzare” i propri stati emotivi.
Un’adeguata terapia psicologica, affiancata ad una eventuale terapia medica, deve mirare a risolvere il sintomo dolore e a generare nel paziente un diverso modo di considerare e percepire i messaggi del suo corpo, aiutandolo ad interpretare, riconoscere ed affrontare le situazioni emotive che li possono generare.
L’obiettivo è aiutare il paziente a divenire consapevole del disturbo analizzando i momenti in cui si presenta con maggiore frequenza il sintomo e capire quali sono gli eventi attivanti e di mantenimento (analizzare come e dove si manifestano, quando non si manifestano, quando si sono manifestati per la prima volta, come il paziente fronteggia i sintomi, cosa mantiene la situazione e quali fattori aggravano i sintomi).
L’obiettivo immediato dell’intervento psicologico è eliminare i sintomi non funzionali per fare in modo che il paziente riesca a vivere la propria vita con maggiore efficienza in campo sociale, lavorativo o scolastico e relazionale.